Gli psicoterapeuti dello Studio “ATLANTE” utilizzano l’approccio Cognitivo-Comportamentale. Attualmente esso viene considerato dalla maggior parte della comunità scientifica, l’approccio elitario per la cura della maggior parte dei disturbi psichici: disturbi dell’area nevrotica (disturbi d’ansia, fobie, ossessioni e compulsioni, depressione), disturbi dell’alimentazione (anoressia, bulimia e alimentazione incontrollata), disfunzioni sessuali, disturbi di personalità, dipendenze classiche e nuove dipendenze (da droga, alcool, sigarette, gioco d’azzardo, computer, cellulari, shopping compulsivo), psicosi (disturbo delirante e schizofrenia), problemi psicopatologici legati a patologie mediche.
Oltre alle applicazioni psicopatologiche le tecniche cognitivo-comportamentali si dimostrano particolarmente efficaci e rapide per aiutare le persone a risolvere difficoltà di adattamento o crisi evolutive (difficoltà nelle relazioni sociali o nel lavoro, ansia da esame, reazioni disadattive al lutto, difficoltà nella coppia o nella gestione dei figli, ecc.), anche attraverso modalità alternative al trattamento psicoterapico.
In sintesi, un trattamento psicoterapeutico di natura cognitivo-comportamentale, si caratterizza per essere:
Ma in che modo opera la Terapia Cognitivo-Comportamentale?
L’assunto di base del nostro approccio prevede che le emozioni e i comportamenti delle persone vengano influenzati dalla loro percezione degli eventi. Detto in altri termini, non è la situazione in sé a determinare direttamente ciò che le persone provano, quanto piuttosto il modo in cui le persone interpretano la situazione stessa vissuta.
Partendo da questa considerazione, è chiaro che un modo distorto di pensare influenza negativamente l’umore e il comportamento. Il primo obiettivo di un intervento terapeutico mira, quindi, ad aiutare le persone a identificare i propri pensieri disfunzionali, ad esempio quelli angoscianti, e a valutare quanto siano realistici. Mettendo in luce le interpretazioni errate e proponendone delle alternative – ossia, delle spiegazioni più plausibili degli eventi – si produce una diminuzione quasi immediata dei sintomi. Ne consegue che per sperimentare i primi effetti benefici di una terapia cognitivo-comportamentale non bisogna attendere mesi… Altrettanto ovvio, però, che ottenere un risultato a lungo termine, significa comunque modificare le credenze disfunzionali sottostanti attraverso l’addestramento dei clienti a queste abilità cognitive…e ciò richiede ovviamente più tempo.
Le interazioni dei soggetti con il mondo e con le altre persone li portano a maturare alcuni convincimenti attraverso l’apprendimento. Con un lavoro di terapia cognitivo-comportamentale, le credenze disfunzionali possono essere “disimparate” e sostituite da nuove credenze, più realistiche e funzionali.
Nello specifico, questo tipo di terapia agisce sui pensieri automatici (che sono il livello cognitivo più superficiale: i pensieri e le immagini distorte che attraversano in maniera rapida e incontrollata la mente di una persona di fronte a certe situazioni specifiche e ne condizionano negativamente l’umore), le credenze intermedie (opinioni, regole e assunzioni disfunzionali) e le credenze di base (che costituiscono il livello più profondo: sono globali, rigide e ipergeneralizzate e vengono apprese durante l’infanzia e l’adolescenza). Lavorare su ognuno di questi tre livelli significa utilizzare tecniche e strumenti specifici che vanno di volta in volta adattati alla struttura mentale su cui si interviene.